I MISERABILI di Ladj Ly
Sceneggiatura di Ladj Ly,Giordano Gederlini,Alexis Manenti
Con Damien Bonnard,Alexis Manenti,Issa Perica,Steve Tientcheu Ci sono film che aprono scenari e riverberi luminosi,diventano una specie d’ispirazione interpretativa per il recensore presentando molti livelli di lettura ai quali ci si appassiona. Non fanno scrivere semplicemente commenti di rito,vederli rappresenta una folgorazione rara come avviene per i grandi romanzi o per l’ascolto di taumaturgici brani musicali. Lasciano dentro una tempestosa entropia,quando si scuote il desiderio di raccontare suggestioni legate ai loro modelli,alle conseguenti riprogettazioni semantiche che andranno ad impressionare l’affresco. I Miserabili concentra tali criteri perché a fronte di una sceneggiatura irruenta,avvolgente,con timbri aderenti alle cronache del sociale unisce l’espressione più coinvolta di una storia che diviene aperta, performante e cruda raffigurazione di questi anni. Insieme ad alcune pellicole premiate nella memorabile edizione del Festival di Cannes 2019 fisserà una linea di percorso comune della cinematografia contemporanea. Tutti questi lavori con profonda saggezza sono stati partecipanti della presenza estraniante negli individui e del disagio spesso inesplicabile all’interno delle società,componendo esemplari tocchi dotati di forte capacità comunicativa e linguistica. Possiamo affermare a un anno di distanza da quel festival che I Miserabili & Co,scaveranno un argine disegnando purtroppo,a causa di un’emergenza ben lungi dal terminare,l’apice e la fine stessa di un crescendo rivelatore di un periodo assai creativo per il cinema indie internazionale. Ne I Miserabilii si ode in sottofondo l’eco dell’opera letteraria di Victor Hugo che per evocazione e per location trova ragioni fondate nel presente. Il grande drammaturgo proprio nella banlieue culla della vicenda,Montfermeil,distante mezzora da Parigi,elaborò pagine del suo celeberrimo romanzo. Di certo le liaison del film si collegano fondatamente ad un teorema sempre verde con il quale Hugo ha studiato e circostanziato una condizione umana soggiogata nel disperato cerchio,non per causa di “cattive erbe”,tantomeno di “uomini cattivi,” ma per l’imperizia arrogante di “cattivi coltivatori”. I miserabili del ventunesimo secolo sono il corrispettivo naturalista del racconto ottocentesco all’interno di un background completamente cambiato. Si ridisegna il concetto di autorità e legge mettendo la trasgressione nel calderone ambiguo di una legittimità possibile che stratifica un funzionale policentrismo molto gradito agli assetti elastici del potere. La frontiera tra controllo e incontrollabile viene praticamente rimossa,si adatta un cuscinetto che se da una parte tende allo sviluppo di una collettività multietnica in modo avanzato favorendo nel metabolismo il germoglio dell’identità nazionale,dall’altra fa rilucere l’abbietta conformazione di una sotterranea,rinnovata,comunque spietata logica di schiavitù. La miseria oggi non dovrà spaventare,secondo il sistema,diversa dal tempo di Hugo quale manicheo,irreversibile presupposto degli ultimi,assumerà contorni ingannevoli di loquace vitalismo che addolciscono ma rimarrà nella sostanza mascherata il luogo privilegiato del baratro. Basta un selfie tra amici,acconsente il possesso dell’ultimo device digitale per far scattare il tempestivo autocompiacimento dell’io,sentirsi ciò che non sei per abituarsi con sorriso all’odiosa dipendenza dalla povertà. Il film nel viaggio significativo coglie una risoluzione articolata,l’idea da scommessa difficile che le apparenze documentate possano decodificare soltanto cornice di realismo trova audace smentita. Un estro di classe conduce I Miserabili sulla via maestra che porta la storia a scrivere le sue parabole più fulminanti e genuine. Quotidiano di un orizzonte ad inclinazione visionaria s’incrocia con le ripercussioni idealiste che scaturiscono dai riferimenti caotici,una sorta di riflessione connettiva oltre la realtà divenendo riferimento autorevole per capire uno spaccato di società contemporanea. Il rapimento del cucciolo di leone e l’occhio onnisciente,formidabile quanto casuale ruolo offerto per la verità dal più gettonato e attuale dei gadget tecnologici,il drone,sono imput elevati. Libertà originaria e osservazione arcana sopra di noi divengono spunti sapienti che rompono le righe e divampano. Come nel film brasiliano,Bacurau,(ambedue ex aequo Premio Giuria a Cannes) non c’è gloria per i tatticismi che reggono lo status quo,la collera delle genti può ristabilire il senso dei giusti con impulsivo sprigionamento.
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