DALLAS BUYERS CLUB di Jean Marc Vallée
Sceneggiatura di Craig Borten,Melisa Wallack
Con Matthew McConaughey,Jennifer Garner,Jared Leto La storia si cala senza alcun dubbio in quella fase del cinema che serve a decodificare e far conoscere aspetti ambigui dentro la società talmente irresponsabili da ledere diritti e coscienze. Un film fieramente politico che esprime sdegno,crea dibattito mettendo in gioco ogni credenziale,evitando facili sintonie consolatorie. Partendo da una storia purtroppo vera,elabora e rende palpitante il background del rude Ron,un tipo del middle west che vive con i valori statuari e presupponenti tipici della terra di appartenenza. Un texano cui viene diagnosticato l’AIDS,una sentenza che non sembrava possibile per un cow boy come lui dalla tempra immortale e dissoluta. Parte da qui un rodeo personale con l’incubo della malattia,un incessante volontà di battere il nemico più duro che lo porterà a scontrarsi con sporchi interessi industriali che vedono solo la logica del guadagno. Se ne accorgerà presto,il paziente si trasforma in business foraggiato con dati parziali o bugiardi,tremendo ricatto alla stregua di un’arma puntata sulla vita umana. Il servizio ospedaliero dispensa cure e farmaci inadeguati sotto la vigilanza della Food and Drug Administration (Dipartimento Salute Usa) e il beneplacito di case farmaceutiche. L’univoca somministrazione di un prodotto che si rivelerà letale e di poca efficacia (AZT) lo condurranno ad una strenua resistenza per la vita. Il suo percorso riuscirà a far ridurre dosaggi e salvare vite che servivano solo per sperimentazione con l’ausilio del sistema giuridico. Per fortuna,oggi quel principio attivo appartiene alla preistoria delle cure per HIV. Il merito della sceneggiatura è di lavorare sulla destrutturazione del personaggio,di scoprire il bunker della sua essenza granitica e livello dopo livello fargli sapere che il re è nudo. L’improvvisa comparsa del precipizio porta inevitabili conseguenze alla personalità di Ron Woodroof,ora dovrà arginare la paura,l’idea del cambiamento,della diversità prima aborriti,saranno esperienza necessaria quanto decorosa. Egli era uomo che non poggiava la propria formazione sulla cultura del divenire,non conosceva il modello migliorativo che nasce dalla speranza. In questo capitolo sarà di notevole rilevanza il permeante,necessario incontro con Rayon che gli farà esprimere la consapevolezza di altre strade. Il cow boy non riuscirà a vedere gli effetti della lotta contro una bestia invisibile ma i suoi anni di tempra senza eguali lo condurranno in un benefico riassetto di se stesso che é stato il regalo migliore cui potesse aspirare. L’asprezza sinceramente comunicata dal film,l’assenza di toni edulcorati lasciano evidente un substrato stilistico che ha padronanza di linguaggio e assume autorevolmente l’idea di apologo del nostro tempo....
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