ATOMICA BIONDA di David Leitch
Sceneggiatura di Kurt Johnstad
Con Charlize Theron,James McAvoy,Eddie Marsan,Sofia Boutella,John Goodman Il film è uno di quelli che non rientra in canonici schemi predefiniti,quelli solitamente comodi per configurare un giudizio o per analizzare l’andamento di una pellicola a contatto con gli spettatori. La sua struttura polifunzionale non concede nemmeno un grammo di convenzionalità ai classici cliché di genere. Anzi ribalta le tipiche scansioni osservate nelle storie d’azione facendo in modo che queste non siano soltanto gadget dell’entertainment ma svolgano un più complesso dinamismo figurativo in osmosi con le nascoste e pulsanti aspirazioni dei personaggi. Proprio per ciò potrebbe spiazzare il pubblico più vasto,meno propenso al desiderio di nuovi stilismi,che avrebbe preferito la conformità di una vicenda dalle performance già sperimentate. Invece nel gioco della novità Atomica Bionda assicura un completo ritratto da outsider,basta un pizzico d’attenzione che nel curioso sguardo s’innestano imprevedibili,magnetici livelli di sicura attività sperimentale. Anche questi aspetti che non assecondano affatto l’oblio del pensiero al contrario vengono snobbati dai critici vecchia maniera,i quali non hanno mai accettato certe tipologie espressive nei cosiddetti prodotti d’intrattenimento preferendo spesso giudicare con il crisma sovente risibile delle banali etichette. C’é un bellissimo pianosequenza di oltre sette minuti,in cui senza montaggio,l’occhio della camera ci porta tutto d’un fiato sulle rampe di scale di un palazzo berlinese. Qui le lotte estreme,la rabbia epidermica e l’ansia adrenalinica scaricano la voglia di salvezza di pochi,ma si saldano compiutamente con l’imponente manifestazione sulla strada,invero pacifica,che converge su Alexanderplatz in risposta alla politica. Separate ambedue da pochi metri le vive azioni saldano tensioni,oscurità e solare idealismo in nome di un medesimo,schietto anelito di voler fare una cosa giusta,ma è una grande soluzione di cinema. Non è costata molto sebbene appaia come una produzione imponente,grazie alle tecnologie di post produzione riesce in modo convinto a imprimere quelle spinte d’affresco sontuoso che risulteranno decisive per il final cut di stile voluto. Uno slancio digitale che permette gestione dell’intera inquadratura e perfetti movimenti nei raccordi prospettici dei fondali molto adatti per la ricostruzione ambientale del periodo,caratterizzata da sincroniche azioni che aggiungono in parallelo una forma concentrica di iperrealtà espressionista dove libera conoscenza,colori,musiche,ossessioni e intimità s’inseguono infrangendosi come onde mentre fuori tutto sta cambiando. Berlino del 1989,quando il muro comincia a sgretolarsi,in Atomica Bionda sembra appoggiata in un reale non facilmente codificabile carico d’intuizione visionaria tra raggelamenti ed esplosioni improvvise. Centra bene il ritratto la metafora di una proiezione cinematografica,nel momento in cui assisti ad un film e inaspettatamente la pellicola rallenta,sul fotogramma fermo sopraggiungono emulsioni poi tutto prende fuoco. Questa è la Berlino tra est e ovest. Doppio giochismo e segreti delle spie intercalano nei meandri personali dei protagonisti rendendo la corsa dell’evento storico un grande calderone che ha la volontà,forse l’illusione,di riabilitare genti e destini di oscuri attori. Nell’impressione Polar del film sono la quintessenza di manichini senz’anima o eroi senza volto che all’altare del cambiamento vorrebbero segretamente ma non troppo una briciola d’umano equilibrio tutta per loro. Conoscono la differenza tra verità e menzogna ma nella logica perversa voluta dai potenti che devono servire preferiscono ignorarla. La preziosa lista di nomi che muove l’intera vicenda accompagnerà una sottile quanto decifrabile strategia politica di riferimento dalla quale comprenderemo chi ha veramente vinto quella pagina di storia. Un punto di vista scettico sui machiavellismi dietro i grandi eventi che ingannano i popoli con belle speranze di effimero mutamento.
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