ATLANTIQUE di Mati Diop
Sceneggiatura di Mati Diop, Olivier Demangel
Con Mama Sane,Ibrahima Traore,Amadou Mbow,Diankou Sembene L’ultimo decennio ha visto il cammino avvolgente di Mati Diop nelle varie professioni del cinema che l’hanno di certo formata con un’ottima duttilità in materia. Nata in Francia resta comunque avvinta alle radici senegalesi dalle quali ricostruisce non soltanto l’identità della sua cagione esistenziale ma ripone in esse gli interrogativi e la vicinanza ad un popolo che percepisce sempre come proprio,incommensurabile patrimonio. Atlantiques era il documentario che l’ha lanciò nel panorama internazionale espandendo nell’opera la particolare energia legata a temi solidi e di pertinente vitalismo. In essa ha saputo correlare,oceano,uomini e le dinamiche a tratti struggenti con cui si relazionano al fenomeno dell’emigrazione clandestina,sembrando già molto partecipe a dare agli svolgimenti una connotazione naturalista di grande efficacia linguistica. E’ indubbio che tracce della personalità,la predilezioni di talune questioni a lei connaturate le ritroveremo anche oggi in questo suo primo lungometraggio ma rese con più complessità e maggior talento narrativo. Determinati capitoli che incideranno particolarmente in sede espressiva nascono nella sagacia di accompagnare le pagine della sceneggiatura verso una centralità,un’attenzione sincrona dell’intera vicenda sull’importanza delle immagini quali veicolo di atmosfere e significati. Si andrà a creare il requisito di un affresco con vocazione iperreale velato d’incessante alone metafisico quanto determinato snodo di interpretazioni e suggestioni multiformi. In ogni caso resterà agganciato ad un movimento narrante di limpido fondamento reale che ricorre ai luoghi e all’ambiente con spiccata valenza socio politica. Diverrà un esordio di quelli memorabili che colpisce per l’impatto maturo,comunicativo di una pellicola molto convincente favorendo la sincera azione del risvolto interfacciato,un viaggio acceso nella nostra mente tra tangibile e connessioni trascendenti. Non c’è contrasto ma poetica osmosi tra l’acre esistenza e la parabola mistica,ispirano senza disturbo un’originale facciata di spiritualità iconoclasta che impartisce al film il giusto tracciato etico del possibile. Sotto vari angoli,Atlantique,rappresenta l’immersione nella tragica esperienza quotidiana di quella penisola d’Africa (Senegal e la capitale Dakar),terra ferita e che ferisce,portando in auge attraverso struttura modulata la visione critica di un modo innovativo su come poter raccontare il continente. La relazione contigua con le acque dell’Atlantico non segna un confine da temere,accettare o superare,bensì riaccredita nelle persone l’idea di un contenitore che s’intreccia di vibrazioni allacciandosi ai destini dei protagonisti Ada e Souleiman. L’oceano rilancia in maniera contestuale e concreta un’altra definizione di Infinito,d’inverso quanto mai astratta nelle norme convenute. Non di certo fiaba da distrazione la storia approda al real-fantasioso mantenendo un distacco che sa di stile scrutando,al di là o forse dentro,la fisicità del realismo con l’impertinente volonterosa attitudine di voler scovare il peso della speranza. Premiato con il Grand Prix a Cannes 2019 e ulteriormente gratificato in altri festival internazionali, Atlantique o Atlantics (secondo le versioni nazionali ) non arriverà purtroppo nei cinema in Italia ma solo attraverso la modalità on demand dello streaming. Succede così quando in un paese i margini del grande schermo si restringono troppo per crisi e a farne le spese sarà sempre il cinema indipendente. Per simile condizione Atlantique non poteva però essere dimenticato da chi scrive e resta nell’elenco dei migliori film da dibattere e raccomandare.
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