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NOVEMBRE 2024
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Il Meglio e il Peggio del mese
ALABAMA MONROE di Felix van Groeningen
Sceneggiatura di Mieke Dobbels,Johan Heldenbergh,Carl Joos,Felix Van Groeningen

Con Johan Heldenbergh,Veerle Baetens,Nell Cattrysse

Cantare la vita quando lei ti dà il meglio della sua luce tradotta nell’essenza pura di uno strumento che vibra nell’aria. Una musica e il banjo sono tela e pennello per riprodurre i suoni dell’anima,sognare l’eden di una terra promessa,lenire i ricordi e le paure dell’angoscia. Nel ritmo di un’esistenza senza pausa l’amore e la passione tra Didier ed Elise vedono l’estasi e le porte della libertà come se quegli attimi siano un volo infinito,ineguagliabile per densità,commensurabile ad un rarissimo regalo che fanno gli Dei. In quella stagione in cui il tempo ha detto stop alle sue lancette e si è fatto incantare dall’armonia triste e gentile di una ballata Country,scopriremo lo spirito di due visionari che hanno aperto il loro spirito al Bluegrass nella fragranza originaria voluta da Bill Monroe. Questo passaggio fa emergere la fondamentale identità del racconto che trova nel fattore musicale assoluto protagonista nel rivelare una tranche poetica incendiata dal tocco delle note. Una magica sensazione che avvicina culture di paesi diversi fondendo Belgio e Tennessee,annullando le barriere fra due continenti. Nell’altra faccia della storia scopriremo il volto della tragedia,quando dopo la nascita della loro bambina Maybelle e la conseguente sua malattia,una sorte non benevola pare accanirsi su quell’unione. Quasi a dividere un modo di essere cancellando il calore del mito,il mondo del dolore si riappropria dello spazio concesso rimarcando la propria,cupa verità fatta di abbattimento,disillusione e dubbio. Didier resterà invaso da un profondo pessimismo cosmico mentre Elise,che sembrava perfetto connubio e incarnazione di spirito libero,costruirà attorno a sé un muro probabilmente senza speranza. Tante facce,molti umori,illustrano un racconto avvolgente a tratti impetuoso che sa rappresentare,fa immedesimare nell’affresco di una relazione speciale,lasciando robusta impressione di un viaggio dentro sé stessi; Un apologo senza remore che scopre rileggendoli sogni,colori,illusioni,amarezze,razionalità e metafisica. Improntato su un’aritmia narrativa rivede tutte le fasi del racconto senza cronologia evidenziando così uno stile impressionistico tale da poter privilegiare vari stati d’animo. Poesia del piacere,lirica dell’amarezza esaltano e dilaniano gli spazi aperti da mente e cuore. Non spiazzano ma ricostruiscono un soffio d’amore lasciando che i puzzle del film diano forma compiuta al senso di scelte o dei colpi del destino. Anzi per questa particolare architettura musica e vita non si elidono ma vanno a completarsi in forma del tutto originale. Come in una ballata di Woody Guthrie la parabola del quotidiano,tragedia,rabbia e ascesi trovano unità semantica fornendo l’osmosi di una strada allegorica in perenne costruzione. Dentro uno dei più bei film degli ultimi anni c’è grande passione non solo per la musica degli Stati Uniti ma anche per quel cinema vibrante e sensitivo uscito da quel continente. Confini aperti e mondi sempre più amici nell’anno in cui non soltanto un belga diviene cowboy ma anche un texano (Wes Anderson) mostra infinita ammirazione e coinvolgimento per rituali e immaginario della cara vecchia Europa.