AMERICAN SNIPER di Clint Eastwood
Sceneggiatura di Jason Hall
Con Bradley Cooper,Sienna Miller,Cory Hardrict,Jake McDorman Chris Kyle è un giovane nato nell’America profonda,radicata nei meandri di una cultura tradizionale da preservare e tramandare fondata sui sacri principi della famiglia patriarcale che elevano l’uomo dal pericolo delle tenebre. Sotto molti aspetti è simile a Ron Kovic (Nato il 4 Luglio) perché l’influenza circostante può determinare in modo inequivocabile le correnti dell’esistere. A differenza del protagonista nel film di Oliver Stone però la guerra non gli rimescolerà le radici,non porterà in discussione l’uomo,non sarà una seduta psicoanalitica,anzi lo condurrà fatalmente in un corpo d’élite esaltando doti messianiche indotte che potrebbero proteggere i più deboli. Il soldato Kyle diverrà un grande tiratore scelto,un cecchino temuto dai nemici e celebrato come una divinità nella patria texana,ma da questa recente biografia di uomo forte si potrà cogliere tutto il coagulo ideologico e positivista che una parte dell’America conservatrice continua ad attribuire al significato di guerra giusta. La parabola biblica che descrive l’agguato del male delega l’uomo eletto a difesa del gregge circondato dai lupi assegnandogli il ruolo di cane pastore e il racconto fatto dal duro padre contribuirà a formare nel piccolo Chris un bagaglio da non disperdere. Tuttavia il film nell’accennata vocazione antropologica dimentica di insistere sull’ambiguità e sulla somiglianza delle figure allegoriche incarnate da lupi e cani pastori. Una lettura più moderna e camaleontica dell’antica parafrasi avrebbe certamente guardato all’evoluzione di due specie animali simili che nel dna contengono patrimonio somigliante scoprendo con stupore che il rito predatorio non è soltanto prerogativa unilaterale. Andare avanti in questa direzione avrebbe portato fuori tema il vecchio duellante Clint che invero cercava di arricchire la propria filmografia con qualcosa di più vicino alle sue corde,e il racconto della breve vita di Kyle era ghiotta occasione per rivedere con epica il nuovo secolo della belligeranza a stelle e strisce. Le narrazioni che Eastwood predilige pellicola dopo pellicola stanno radicalizzando e accentuando interventi ideologici che purtroppo sono stati in giro al centro di grave involuzione globale. In ogni caso il film non va quotato nell’inventario della sola,rigida propaganda sarebbe stato ingenuo e perdente per chi se ne intende di mercato del cinema. La sceneggiatura alterna sequenze d’azione classica con i periodi del ritorno a casa,e con questi i contrasti di reinserimento nel mondo civile del soldato,uno dei quali risulterà altresì fatale,ma nevrosi e contese interiori s’inseriscono blande non cambiando il senso tonale della vicenda. Riportare il guerriero al palcoscenico del reale quotidiano con la tragicità sempre presente non restituisce al personaggio la faccia brava del vicino di casa ma serve ad appiccicarci sopra la patina da forzosa leggenda.
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